mercoledì

Storia di sfiga e di ossessione

(14 maggio 2007)



È maggio. Almeno, dicono.
Un anno fa ho dato il primo bacio a Viola. Ora mi ha mollato.
Scaricato, buttato via, licenziato, allontanato, abbandonato, deposto, dimesso, ripudiato. Dite come volete. Insomma, quella cosa lì.
È maggio e scrivo queste cose per non impazzire. O meglio, so che impazzirò lo stesso, ma in questo modo forse ci metto un po’ di più.
Poi, non è neanche esatto dire che mi abbia mollato, con tutti i sinonimi del caso.
Con lei, niente è successo come succedono di solito le cose fra due che stanno insieme. Infatti, non si può nemmeno dire che siamo stati insieme. Abbiamo fatto l’amore, siamo stati ore a parlare, a camminare, per un anno ci siamo telefonati praticamente tutti i giorni, abbiamo perfino bevuto del tè insieme, nel suo ufficio, in orario di lavoro, ma non siamo stati insieme.
Non ci sono state dichiarazioni d’amore.
Non ci sono state sere al ristorante, al cinema, in discoteca.
Non l’ho presentata ai miei amici.
Non abbiamo litigato davanti alle vetrine del centro.
Lei, come un fantasma che vedevo solo io vicino a me. Io, come un fantasma che vedeva solo lei, vicino a lei.
Lasciate che vi dica una cosa di Viola.
Che c’era qualcosa che non andava, tra noi, che il sentimento che provava non era quello che lei intendeva per “amore”, me lo ha detto un sabato pomeriggio, nel mio letto, nuda, con una bella chiazza del mio sperma sul suo ventre.
Giuro. Niente scherzi.
Io le avevo solo chiesto se aveva mai detto “Ti amo” a qualcuno. Così, per chiedere, non c’era nessun secondo fine. No, non è quello che pensate voi. Non volevo farla arrivare in un modo patetico e deplorevole a dirlo a me, quel “Ti amo”. Sai cosa me ne fregava. Eppoi, sapevo che non me lo avrebbe mai detto, lì, così. Troppo scontato, prevedibile. Sapevo perfettamente che se lei me lo avesse mai voluto dire, sarebbe stato tipo in coda a pagare una bolletta, o in macchina al semaforo. In ultimo, non volevo parlare di cose serie. Se sei a letto tutto nudo, sudato e felice, con lei, l’ultima cosa al mondo che ti va di fare è di parlare di cose serie.
Beh, ogni amore ha le sue regole e quello con Viola ha questa : se siete a letto nudi e lei ha una chiazza del tuo sperma sul suo ventre, non osare mai chiederle se ha mai detto “Ti amo” a qualcuno. Non farlo. Chiedile quello che vuoi, ma non quello. La situazione ti sfuggirà di mano.
E infatti.
Sabato pomeriggio. Interno camera, luci soffuse dalle imposte socchiuse. Rumore di pioggia all’esterno.
“Tu”.
“Io”.
“Tu : hai mai detto “Ti amo” a qualcuno ?”
Ahia.
“Sì, una volta. Ma non lo provavo. Era l’atmosfera, sai. Io e lui soli, sotto le stelle. È facile dire “ti amo” lì. Non è lì che lo capisci. L’atmosfera ti imbroglia, ti frega. Capisci che lo senti davvero quando proprio non è l’atmosfera, quando sei per strada, quando nessuno se lo aspetterebbe”.
(è una sensazione che conosco. Lei che dice delle cose che io penso da anni ma che, per un motivo o per l’altro, non avevo mai detto a nessuno. È un anno che si ripete, ma mi stupisco ogni volta. A volte invece sono io che dico delle cose che lei eccetera. Poi, se succede a letto, nudi con quel che segue, fa ancora più effetto. Non lo fai apposta, ma incominci a pensare cose come questa-è-la-donna-giusta-per-me, finalmente-ti-ho-trovata, ma-dove-ti-eri-nascosta. Quelle cose lì. Bravo bravo. Pensa).
“Quindi si può dire che tu non l’abbia mai detto”.
“Si può dire così”.
“Quindi si può dire che tu non l’abbia mai provato”.
“Si può dire così”.
Gocce che cadono sul giardino. Aria che sibila entrando e uscendo dal suo naso.
Ahia.
Ma perché, come tutte le persone sane di mente, non le ho chiesto una cosa tipo “Ti è piaciuto cara ?”. No : lui deve sempre distinguersi.
“È che mi manca sempre qualcosa, non riesco mai a dire di aver trovato quello che cerco. Quello che ho da una parte, non lo trovo nell’altra, e viceversa”.
Una cosa che non vi ho detto di Viola. Lei ha un ragazzo. Da un anno, circa. Un dettaglio da niente. Da un anno circa viene con me, fa tutte le cose che farebbero due che sono insieme, ma ha un ragazzo. Lui non ne sa niente, figuriamoci. Comunque le cose stanno così.
“Quello che ho da una parte, non lo trovo nell’altra, e viceversa”.
Non chiederglielo. Non chiederglielo. Non chiederglielo. NON CHIEDERGLIELO.
“E in me cos’è che ti manca ?”
Ecco, gliel’ha chiesto.
Il solito pirla.
Non riesce mica a tenere quella boccaccia chiusa.
Se l’avesse tenuta chiusa tutte le volte che avrebbe dovuto, adesso sarebbe proprietario di una catena di ristoranti, avrebbe una fidanzata top-model e una Lamborghini in garage.
Lei ha risposto, almeno ?
No, non l’ha detto. Non è tipa da dirtele, queste cose. Devi capirtele da solo.
Altre gocce sul giardino. Voglia di essere qualcun altro. Qualsiasi altro. Ma non io. Non lì.
Odio. Odio dentro amore. Odio dentro amore dentro odio. Odio dentro amore dentro odio dentro amore.
Lei nuda tra le mie braccia. Il suo odore confuso al mio. Quando qualcuno ti dice che non ti ama ed è nudo vicino a te, non sai mai se credergli. Facile che ti fai un po’ fregare dalle apparenze. Che sciocco, pensare che sia attratta da te, che ti voglia bene, che stia bene con te solo perché è un anno che andate a letto insieme e adesso lo avete appena fatto. Che illuso, pensa te. Sì, ti fai un po’ abbindolare dalla situazione. Ti dici “Ma no, come è possibile, è qui con me, abbiamo ancora il fiatone dal sesso appena fatto, lei è venuta, io sono venuto, non può essere”.
Invece.
Dopo un anno di giochi, passione, discorsi, canzoni, fiori lasciati sulle sua macchina, biglietti nascosti, profumo, sesso di nascosto, abbracci nei prati sotto le stelle, sul mio letto, col ventre bagnato, Viola che mi dice che non sa, che le manca qualcosa, e io che penso a un sacco di cose, a se lei farà in tempo a pulirsi prima di andare dal suo ragazzo, fra poco, al mio braccio che si sta informicolando sotto il suo collo, a se dovremmo anche noi, come tutti quelli che si lasciano, incominciare a restituirci le cose che ci siamo prestati, libri, cd, a quei film sui viaggi nel tempo, a se c’era un fondo di verità o se era tutta fantasia, perché se c’era un fondo di verità, forse, forse faccio in modo di tornare indietro e non chiederle niente, forse ce la faccio a deviare la conversazione di modo che diventi una normale conversazione tra due persone adulte e vaccinate, È stato molto bello, Ti prendo da bere, cara ? Sei molto focosa, quando vuoi, etc.
Poi penso al fatto che è maggio e piove, a lei che è così bella e al fatto che adesso se ne andrà e sicuramente non mi sarà mai sembrata così bella.
Al fatto che la vedrò andare via sotto la pioggia.
A questo, soprattutto, penso.
Che andrà via sotto la pioggia.
Dovrebbero proibirle, certe cose. Con una legge, un qualche editto speciale, che ne so.
Vietato dire a un ragazzo che non lo ami, se hai addosso del suo sperma.
Vietato tornare di corsa dal tuo ragazzo ufficiale che ti aspetta, se addosso hai ancora sempre la medesima sostanza organica di cui sopra.
Ma soprattutto.
Vietato lasciarsi, se piove.
Lei, senza ombrello, di corsa sotto la pioggia.
Ecco com’è andata.

giovedì

Approcci





















Qui di seguito, riportati fedelmente una lista dei migliori approcci che ho avuto nell’ultimo periodo (si prega di non soffermarsi più di tanto sulle discutibili tecniche utilizzate: l’esaperazione dopo anni di insucccessi può infatti indurre un maschio medio di sana e robusta costituzione e di discreta intelligenza a trovarsi in fasi di totale negazione della propria fantasia e creatività):

LA LOGORROICA
io – ciao
lei - ...
io – so che non è proprio il massimo venire qui e dire ciao, così, a una persona che non conosci, ma è più o meno da quando sei entrata nel locale che ho voglia di venire a parlarti...
lei - ...
io – Io mi chiamo Enrico e tu?
Lei - ...
Io – Sai, di solito non sono così coraggioso da farmi avanti con una ragazza. Tu di solito come reagisci quando qualcuno ti si presenta?
Lei - ...
Io – Ehm... mi pare di capire che la mia presenza non è molto gradita, quindi, ok, come non detto, fai finta di non avermi mai visto, io non sono qui adesso, ok?
Lei - ...
Io – Sssssì. Va bene. Tanti saluti. Grazie per questa piacevole conversazione.
Il dubbio che ovviamente sale subito alla mente è quello di stare approcciando una persona con gravi disfunzioni all’apparato uditivo e a quello vocale. Fortunatamente, dato che conosco alcuni rudimenti del linguaggio dei segni, dopo aver detto, nel linguaggio gestuale, “Vorrei sfondarti il culo sulla carrozza del bruco-mela al Luna park” (è la prima cosa che ti insegnano a dire, al corso di lingua dei segni) e non aver visto ancora alcuna sensibile reazione, posso dire con certezza che la ragazza non è sordomuta.
Tutto per poi constatare, quarto d’ora dopo quarto d’ora, che la misteriosa lei rimane per tutta la sera nella stessa posizione, con la sua amica, mouvendo appena le labbra ogni tanto, non parlando con nessun altro.

LA RAFFINATA(The class is not water)
A una ragazza molto fine, sempre vestita elegante, con un viso dolce tipo Scarlett Johanssonn:
Io – Senti, diciamo che ti trovi in un locale, e un tizio che è da qualche mese che ti nota ti si avvicina e ti chiede come ti chiami eccetera eccetera, insomma diciamo pure che ci sta un po’ provando, tu che fai?
Lei – LO MANDO A CAGARE
Io – ah.

LA CRITICA MUSICALE
Io – E che musica ascolti, tipo quando sei in macchina?
Lei – Ah, a me piace un po’ ogni genere di musica, guarda, ascolto Tiziano ferro, i Gemelli Diversi, Nek, Laura pausini, Robbie Williams, e poi credo che la musica sia la cosa più bella del mondo, credo che morirei senza i miei cd di Gigi d’Alessio e poi...
Io – Scusa un attimo, mi sembra che mi stiano chiamando da laggiù...
Lei – Laggiù dove, non vedo nessuno...
Io – Eh, laggiù, laggiù, lontano...

L'INTELLETTUALE IMPEGNATA
Io – L’ultimo libro che hai letto?
Lei – Memorie di un’ereditiera
Io – Dal titolo sembra interessante. Chi l’ha scritto?
Lei – Paris Hilton
Io - Scusa un attimo, mi sembra che mi stiano chiamando da laggiù...

L’AAA (Attenta Ascoltatrice Altruista)
Io – E quindi lavori come commessa, ti interessi di manicure, fai un corso di yoga, ti piace la pizza con le verdure, hai una Lancia y, parli un po’ di francese...
Lei – sì ma adesso parliamo un po’ di te, sono stufa di parlare di me
Io – Bè, io mi chiamo Enrico e...
Lei – Ah, sì, non ti ho neanche detto della mia collezione di dvd di Ally Mc Beal, li ho tutti, dalla prima all’ultima puntata, li avrò visti un centinaio di migliaia di volte. Ma comunaque, sì, voglio anche sapere qualcosa di te, insomma. Mi dicevi?
Io – Sì, mi chiamo Enrico, lavoro come...
Lei – E poi, a proposito di dvd, ho anche tutta la serie completa di E.R. medici in prima linea, anche quella l’ho vista un casino di volte, senza contare tutti gli altri dvd sparsi di Friends, Una mamma per amica, O.C.... a te che programmi piacciono invece? Ehi? Ma dove sei? Federico? Dove sei andato Federico?

LA NINFOMANE
Vestita come una zoccola, si aggira per la discoteca sculettando a destra e a sinistra e strusciandosi su ogni palo metallico e non, manco facesse la lapdance. Poi, per una fortunata congiunzione astrale, me la ritrovo all’uscita che le sue amiche se ne sono andate tutte vie e che sta chiamando l’892424 per un taxi.
Allora Dio esiste.
Io – Ehi, se vuoi un passaggio, e se il tuo indirizzo è all’interno dei confini italiani, posso darti uno strappo.
Lei – Magari! Mi salveresti la vita! Non c’è uno straccio di taxi libero prima di un’ora!
Anche la Madonna, mi sa.
Io – è la prima volta che ti vedo qui a ballare.
Lei – già. Tu ci vieni spesso?
Io – Bè, dipende.
Lei – Da cosa?
Io – Se so che ci verrai ancora, allora sì
Lei – Tu sì che sai trattare le ragazze...
A questo punto anche tutti gli altri Santi, direi.
Lei – Sai, ti avevo notato, in discoteca...
Io – Ma dài
Lei – sì, e sono contenta che mi abbia chiesto di accompagnarmi.
Domani devo ricordarmi di andare ad accendere un cero in chiesa.
Lei – Ecco, abito proprio in fondo alla strada. Sempre dritto.
Io mi fermo davanti a casa sua, o meglio, mi sto fermando, già pregustando i momenti erotici che il cielo mi sta per donare con questo esemplare (s)vestito di donna, e lei, con la macchina praticamente ancora in corsa, scende al volo, salutandomi con un “ciao, notte, chiamami”.
Ovviamente, senza avermi lasciato numero di telefono.

La “SOFFERTA” (con l’apostrofo: S’OFFERTA)
Mi guarda da più di mezz’ora. Ogni tanto mi giro di scatto e lei è lì che mi sta squadrando. A un certo punto le parte anche un sorriso.
Praticamente un rigore a porta vuota.
Le faccio portare da bere.
Ringrazia con un cenno. Mi fa segno di avvicinarmi. Iniziamo a parlare.
Gentile, accogliente, disponibile. Parliamo un bel po’.
Diciamo che l’arbitro sta per fischiare, ok, che io sto per prendere la rincorsa, ok, il pubblico fa anche finta di essere emozionato, ma alla fine è un rigore senza portiere, e che cavolo. Solo un impedito totale lo sbaglierebbe.
L’unica cosa che un po’ mi lascia perplesso è il fatto che continua a ordinare da bere: dopo un’ora di dialogo serrato che passa dai romanzi di Bataille agli usi alternativi degli attrezzi da cucina, sarà già il quinto giro di havana cola per due.
Con i prezzi di questo locale vuole dire un centone come niente.
Tanto mica avrà pensato che li paghi tutti io, no?
Farò lo splendido, pagherò un paio di giri, il resti fifty-fifty. Mi sembra più che ragionevole. Mi costerà un po’, ma alla fine il premio è assicurato.
Fra parentesi, non credevo che fossero particolarmente efficiente le clips da insalata, per certe cose.
Lei – Ma mica devi metterli dalla parte del cucchiaio o della forchetta.
Io – Ah. Giusto. Infatti.
Premesse positive del genere le ricordavo solo in un sogno erotico fatto in terza media con protagoniste Tamara e Sabrina, le due gemelle fornitrici ufficiali del mio materiale masturbativo da un paio di lustri a questa parte.
Io – Però, ti piace l’havana.
Lei – Sì, dài, non c’è male.
Altro giro. La testa comincia un po’ a disperdersi. Io penso che, ma sì, tanto anche da ubriachi, non sarà mica difficile centrare lo specchio della porta, no? Non devo neanche tirare forte.
Quando il cameriere porta i due bicchieri, io guardo il mio come se fosse un veleno schifoso, o una di quelle medicine dal sapore metallico che ci davano da bambini.
Lei se lo spara giù in due sorsi.
Poi, approfittando dei miei sensi allentati, nel tempo record di due secondi, si alza, mi saluta e se ne va.
Non è poi impossibile sparare in curva un rigore a porta vuota, insomma.
L’alcol mi impedisce di percepire all’istante la fregatura, ma a questo ci pensa la sagoma del cameriere che mi porge uno scontrino che porta in fondo impressa la cifra decisamente umoristica di 140 euro, totale dei 6 giri a testa più delle due cose che ha bevuto lei prima che arrivasse il sottoscritto benefattore.

[to be continued...]

martedì

Altre Differenze fra i due sessi

[continua...]


3. DIFFERENZA DI REAZIONI A UNA SITUAZIONE DI RESPINTA

Noi, essendo molto più abituati a scacchi del genere, avendo convissuto non con singole carte ma con interi mazzi di due di picche praticamente dalle elementari, sappiamo farcene una ragione; o meglio: sappiamo passare in fretta a un’altra preda, sganciamo in tutta tranquillità un paio di appellativi liberatori (“Stronza”, a volte, anche se funziona molto di più il caro vecchio “Quella troia”) (che non ha mai capito perché: che se una è troia, non avrebbe così tante diofficoltà ad elargire un po’ della sua intimità anche a noi, giusto?) (la verità è che l’aggettivo “troia” si addice sempre meglio a quelle che non la danno via facilmente).
Dicevo, etichettiamo rapidamente la nostra ex-preda e via, morto un papa eccetera.
Loro, loro le donne: no: se un maschio le si rifiuta, loro non ci vogliono credere. Senza arrivare alla disonestà intellettuale di pensare che sia un gay, loro pensano che comunque lui abbia dei problemi. Ma sì, non vuole starci perché ha qualche difficoltà nel rapporto con le donne. Di sicuro avrà una madre arpia. Oppure è molto molto molto molto timido. Vorrebbe, insomma, ma deve essere più incentivato.
Insomma, è lui che non è del tutto normale.
Alcune proprio si incazzano. Iniziano a risponderti male. A mettere delle strane voci in giro. Per questo è sempre meglio acconsentire, anche se proprio lei non piace, tirare un bel respiro e farsela lo stesso. Una donna incazzata perché respinta può essere molto pericolosa.
L’ipotesi che lei a lui non piaccia non sembra passare nemmeno all’orizzonte.
Siamo troppo diversi.
Noi maschi siamo più allenati, è dai tempi degli album da colorare che dobbiamo quotidianamente affrontare situazioni del genere. Ormai la prendiamo sportivamente. Anzi, a dirla tutta, ci sembra perfino più strano che una donna ci stia. È lì che siamo colti di sorpresa per davvero. Infatti, il più delle volte, quando diciamo a una ragazza “Allora ti chiamo e poi usciamo insieme” e lei dice “Sì, va bene”, non ci pare di aver sentito bene, facciamo un rapido rewind mentale, controlliamo e poi, prima di congedarci chiediamo conferma: “Guarda che ti chiamo allora eh?”.
Più o meno è già lì che una ragazza si chiede se ha fatto bene a lasciare il suo numero.
Non è infatti un caso che, nove volte su dieci, siano loro a chiedere il nostro. Della serie: le faremo sapere.
Loro, quella strana sensazione di aver problemi all’udito, quel chiedersi se hanno sentito bene, ce l’hanno nel caso sentano le parole “Sai, non sei il mio tipo”, “Per ora preferisco stare da solo”, “No guarda...”
Apriamo parentesi: è anche vero che tali parole escono moooooolto difficilmente alla bocca di un maschio. Non nel senso che è poi così difficile che egli si rifiuti, ma nel senso che noi maschi, come dire, abbiamo una certa difficoltà a pronunciare parole che facciano capire troppo chiaramente la nostra (momentanea, perché è sempre solo momentanea) poca disposizione. Non lo so perché succede. Forse non vogliamo ferire. Forse ci pare brutto essere invitati a una festa e dire No grazie, ho di meglio da fare.
(la verità è che sì, lo so: una ragazza che ci sta è sempre molto utile. Credetemi. Magari ora come ora dite di no, storcete il naso, ma arriva sempre quel periodo di fame e di noia e solitudine in cui anche un buco sul muro va bene. Per questo tendiamo a non mettere troppe croci in giro. Sappiamo benissimo che una donna rifiutata adesso è rifiutata per sempre).
Andiamo avanti.


4. QUANDO VIENE UN UOMO, QUANDO VIENE UNA DONNA

Eh già. Qui siamo su un terreno particolarmente difficile. Qui si parla non di differenze, ma di veri e propri antipodi, ma cosa dico antipodi, pianeti lontani, universi sconosciuti. Il succo del discorso è sintetizzabile in un concetto molto ma molto semplice, elaborato chissà da quale patologo del sesso (sicuramente una patologa): il concetto di eiaculazione precoce.
Ora: precoce per chi?
Avete mai sentito dire un uomo “Ah che sfiga, sto avendo un orgasmo, oh no come sono disperato”?!?
Neanch’io.
È evidente qui che l’idea di precocità è in tutto e per tutto determinata da una certa prospettiva, da un punto di vista ben definito, che a quanto pare sembra essere l’unità di misura di ogni rapporto sessuale, ovvero: quanto gode la donna.
La domanda giusta non è però: quanto gode la donna, ma: quando gode la donna?
La complessità del mondo femminile sembra essere tutta riassunta in quel momento rivelativo, lì nell’alcova, in quell’attimo che sembra non arrivare mai, laddove si rende definitivamente chiaro e incontestabile che non ci capiremo mai niente.
Primo, perché – e tutti i maschi uniti in qualche relazione duratura possono testimoniarlo – vige un po’ per tutte la regola del “Quel che mi ha fatto godere ieri, non è detto anzi è piuttosto improbabile che mi farà godere oggi”. È pazzesco quanta fame abbiano di essere continuamente sorprese, stupite, di quanto desiderio abbiano di vedere ribaltate le loro aspettative. Magari, sì, ognuna ha i suoi punti deboli, che come le stelle fisse rappresentano un po’ una sicurezza per il viaggiatore disorientato, nel senso che quando le reazioni di piacere cominciano a scarseggiare sul serio – e non sia mai! – ci si può rifugiare in un paio, forse tre cittadine del suo corpo che lei col tempo ci ha fatto preventivamente visitare.
Quel punto lì appena sotto la nuca, quella piega proprio subito sopra il suo sedere... insomma ogni donna ne ha qualcuna.
Però il fatto è che non puoi fermarti troppo lì senza uscire allo scoperto, senza esplorare tutto il continente, questo è ovvio. Allora provi un po’ di qua, un po’ di là, la baci sul ginocchio, in mezzo al seno, vai a tentoni. Il succo è che, è strano, ma una mossa che magari ieri ti ha fruttato un bel ooooh sincero di piacere con il quale hai dato “il La” a un’infuocata fusione dei corpi, oggi non desta nemmeno un piccolo sussulto, e forse anche lei si aspettava che qualcosa facesse, e invece niente, e allora via, ogni giorno cercare nuovi punti e, soprattutto, nuove situazioni, nuovi modi di prenderla.
In sintesi, una faticaccia.
Poi magari sei lì distratto ti sposti un attimo perché sei scomodo e tac, le viene un orgasmo da paura che dopo ti chiede anche come hai fatto, dove l’hai imparata quella mossa.
Nove ragazzi su dieci dicono “Era da un po’ che volevo provarla”.
Bugiardi fino all’osso.
La verità è che noialtri si sta lì a sgobbare un bel po’ ed è un casino, perché stiamo facendo l’amore con un essere umano che, nel frattempo, proprio nello stesso momento, sta pensando a se ha lasciata pulita la scrivania in ufficio, se per caso quella sua amica non ci stava provando con te quando ti ha chiesto di consigliarle il lettore mp3 da comprare, se tu stesso non intendessi dire qualcosa di particolare quando prima hai detto “Stai bene con quel vestito, ma, sai, ti preferisco senza”, oddio, forse il vestito fa schifo e non me ne accorgo?.
Mentre lei è lì con te e tu sei tutto preso e giù quasi sudato lei sta sperando che tu non le metta la mano sopra il fianco destro dove la smagliatura di grasso potrebbe essere percepibile al tatto; sta pensando a se mettere o no un po’ di dado nella salsa che ha sul fuoco, e si sta chiedendo se dovrebbe bere più acqua che ha sentito che con un paio di litri al giorno si bruciano i grassi senza far fatica.
Come si fa a far godere una persona in queste condizioni?
Non lo sa nessuno, questo è il problema.
Che goda l’uomo, invece, sembra essere qualcosa di scontato. Come se non ci fosse nemmeno il bisogno di lavorarci troppo dietro, anzi: è pericoloso stimolarlo troppo, che altrimenti diminuiamo ancora di più i suoi tempi.
Non sia mai.
Anche il concetto di durata, da chi cavolo credete che sia stato inventato? Da un maschio? Tsè.
Lui verrebbe quasi subito, ma non può. Lei viene, non viene, forse sta per, ci vuole ancora un po’, cambiamo posizione, prova a dirmi quelle cose un po’ sporche... insomma non si capisce niente. Siamo troppo diversi.



[continua...]

mercoledì

Differenze tra uomini e donne

Con la pia illusione di riuscire a barcamenarmi in qualche modo nell'angusto antro della psiche femminile, è praticamente da quando ho ricordi di saper leggere che leggo i giornali femminili: lo scopo sarebbe, passando al setaccio le varie poste del cuore e gli articoli su "come nascondere al vostro lui quei pericolosi cuscinetti adiposi", di ottenere dei preziosi granelli luccicanti di una qualche certezza. Cercare le coordinate di qualche aristotelica stella fissa. Ovviamente l'unico scopo che dopo 25 anni di studio matto e disperatissimo su queste testate sono riuscito a ottenere è quello che l'edicolante vicino casa è ormai sicuro della mia omosessualità, mentre quello che mi ero prefissato io viene sistematicamente mancato.
Detto questo.
Se prendi in mano una di queste riviste, dentro ci troverai molto spesso uno o più articoli che trattano di un tema sempre in auge, che col tempo è diventato un vero e proprio genere a sè, e cioè: "Differenze tra uomini e donne". Il tono generale degli articoli che trattano questi temi nelle riviste femminili è, più o meno, quello del
"Uomini e donne sono esseri diversi, che però, con una adeguata conoscenza reciproca, possono comprendersi e trovare un territorio comune dove riconoscersi e sperimentare un rapporto appagante".
Il concetto dovrebbe essere che solo per pigrizia e superficialità che le due distanze non si avvicinano, che i due non si capiscono. Che mettendosi solo un po' di buona lena, col tempo ce la si può fare eccome a comprendersi reciprocamente.

Eccoci qua, al punto.

Non dico tanta, ma almeno un po' di sincerità. Un briciolo. Quel tanto che basta per scrivere, senza troppe remore o patèmi:
"Uomini e donne sono esseri diversi che, anche con una adeguata conoscenza reciproca, anche dopo 50 anni di convivenza quotidiana non si capiranno mai, mai mai e poi mai.”

Di seguito, ecco una lista anche solo preliminare di tutte quelle che io reputo le VERE e sostanziali diferenze tra uomo e donna e che rendono non dico improbabile, ma proprio impossibile il loro comprendersi vicendevolmente:


1. LA CACCA

Le donne hanno una specie di rifiuto congenito verso le loro proprie derivazioni escrementizie, le rinnegano già proprio sul nascere, come se non appartenessero loro, come se non fossero state dentro il loro corpo fino a circa tre secondi prima. Devono considerare l’atto stesso della defecazione come una specie di parentesi dalla vita reale, una specie di film horror nel quale sono chiamate per qualche minuto ad essere protagoniste, prima di tornare alla realtà, previo passaggio di almeno un quarto d’ora attraverso mezzo purificatorio denominato bidet.
Questo, ovviamente, se non succede che arrivano lì e poi non esce niente, se nonostante le avvisaglie e i sentori, tutto lo sforzo non si produca che in un deludente falso allarme e una misera frustrante fuoriuscita di un ridicolo e triste spiffero d'aria.
Credo che qualcosa le spinga, quella volta su due in cui l'operazione va a buon fine, a livello istintivo, a scappare via dalla tazza del cesso inorridite, e solo con una grande calma e forza d’animo si trattengano lì per le necessarie operazioni di pulizia. Le quali, a riprova del loro senso di rifiuto,proprio come una una rimozione di tipo freudiano, avvengono in un modo piuttosto singolare: cioè avvolgendo la mano al quale è dato l’ignobile compito più o meno come gli egiziani avvolgevano i cadaveri dei loro faraoni per procedere alla imbalsamatura: girano intorno alle 4 dita sfortunate una, due, tre, quattro, cinque, sei, SETTE volte, praticamente per mettere tra mano e buco incriminato uno spessore cartaceo di almeno 5 centimetri.
Tutti quei servizi del tg in cui allarmavano la popolazione mondiale sulla deforestazione amazzonica, ecco, ora sapete qual è la causa.
Le donne usano spesso lamentarsi del fatto che gli uomini lascino, svogliati, sempre il rotolino vuoto della carta igienica senza cambiarlo. È vero. Non sanno però che il nostro è un atto di pura, deliberata e consapevole vendetta, per il fatto di ricordare benissimo i bei tempi in cui una confezione da 10 durava mesi, mentre ora è già tanto se si finisce la settimana senza dover scendere giù in pantofole alle 7 del venerdì sera a comprare la confezione da 4 (che poi non basterà neanche per la notte).
Gli uomini, loro, non dico che amino la propria cacca, certo è però che non c’è praticamente volta in cui non si soffermino qualche secondo a guardarla, lì giù nel fondo della tazza, un po’ sotto un po’ sopra della superficie dell’acqua, con un senso di stupore, curiosità. Gli uomini non hanno problemi di nessun tipo con la propria merda. Stanno lì perfino a contemplare la strisciata marrone sui tre foglietti di carta igienica che hanno strappato.
Ne bastano tre a passaggio, infatti. Molte donne stanno facendo delle strane facce, leggendo questo, ma è così. Fatevene una ragione.
Un mio amico ne usa uno solo, per dire.
Per gli uomini, anzi, il momento della cagata assume quasi delle proporzioni sacrali, all’interno della routine quotidiana dello stress, essendo l’unico momento in cui sono giustificati a chiudersi da qualche parte a leggere un libro o un giornale o il Playboy che hanno nascosto sotto il mobiletto dei detersivi (e che lei ha già trovato da un paio d’anni) (ovviamente non senza sprofondare nell’abisso dei vari Ma allora non gli piaccio più?, Forse non sono più così sexy per lui?, Sono così ingrassata, sì?). Il momento della cacca, più i bei tempi della singletudine diventano una terraferma che si rimpicciolisce allo sguardo, più diventa un’isola privata, un rifugio personale.
Per dire, conosco uomini che vanno tre volte al giorno, ma solo una di queste è quella vera.
Il problema è poi riprodurre il rumore, il flop, che si sa che le donne mentre girano il sugo riescono a sentire tutto, forse anche i nostri contorcimenti intesinali: roba che ti tocca ogni volta buttare un sapone giù e poi riprendertelo dal fondo. Che vita.
Diciamocelo una volta per tutte, poi: la quantità maggiore del nostro bagaglio culturale, di noi uomini intendo, deriva proprio dalle sante sedute che ci facciamo al cesso, che è il luogo che più consacriamo alla lettura e alla riflessione. Un buon 75 per cento delle nostre conoscenze storiche, geografiche, letterarie e d’attualità deriva proprio dalla grazia che ci è concessa di quel lasso di tempo di silenzio e pace.
Il restante 25 per cento, dai quiz in tv prima di cena, ovvio.
Basta vedere i tempi, per capire quanto è profonda la differenza tra uomini e donne: le donne stanno un minuto a farla (se la fanno) e un quarto d’ora a fare il bidet. Gli uomini mezz’ora a farla (e ne fanno, cavolo se ne fanno) e mezzo minuto a fare il bidet. Se lo fanno.
Siamo troppo diversi.
Poi.


2. LA MASTURBAZIONE

Problema annoso e quanto mai intricato. Anche qui, sono praticamente nulli gli studi dedicati al settore che dimostrino quanto radicalmente opposti siano i comportamenti dei due sessi. Rimediamo subito.
Va detta subito una cosa: noi siamo anni e anni e anni che ci smanettiamo. Avanti, su, non fate i superiori. È inutile che adesso guardiate il blog con sufficienza, con quella faccia che vuol dire “Sì, tu forse...”. E, se siete donne, è inutile che corriate di corsa di là e andiate vicino al vostro lui a chiedergli, con finta discrezione: “Senti, ho letto che...”. Anche perché lui vi dirà una cosa del tipo: “Ma no, cosa dici.........................................sì, beh, dài, solo quando non ci vediamo per molto tempo, nei casi di estrema nostalgia, e poi sempre comunque pensando a te...”.
Doppi bugiardi che non siamo altro.
Primo, perché non è vero, non lo è adesso e non lo sarà mai che un uomo impegnato smette del tutto di farsi seghe. Anzi, spesso, specie dopo un paio d’anni di relazione, è più probabile che se ne faccia più di quando aveva 13 anni e un arcipelago di brufoli sulla faccia. Secondo, perché non ha senso farsi una sega pensando alla propria compagna. Sarebbe come prendere ferie, fare le valigie e tutto e poi andare in vacanza in un hotel a due passi da casa. Bè, a meno che, credo, a meno che la vostra compagna non sia Angelina Jolie. Anche se credo che qualche volta anche il vecchio Brad si chiude nel cesso del suo camerino a chiave, alzando la musica a palla e mettendo sul pomello di fuori "Do not disturb".
È una premessa importante, questa, per capire come sia profondo il baratro che ci divide riguardo al problema antico della masturbazione. Perché, sì lo so, le donne, chi più chi meno, anche loro hanno avuto i loro approcci, anche loro si sono avvicinate – magari anche prima di noi, chi lo sa – al proprio sesso in cerca di scoprire che cosa celasse, ma – almeno questo è quello che mi hanno fatto credere quelle più sincere con cui ho parlato – mai e poi mai con la frequenza impressionante con cui lo facciamo noi uomini. Sì, per noi si parla di circa la media di una ogni due giorni da quando avevamo 13 anni, non so se sono sufficientemente chiaro. Perché, sì, a volte passano dieci giorni che non ci tocchiamo, che manco ci pensiamo, ma ricordiamo tutti sicuramente quegli strani periodi in cui infilavamo filotti di tre al giorno: quindi, credo che la media di una ogni due giorni possa essere plausibile per la maggior parte di noi.
Che bello sputtanarsi così allegramente in pubblico.
Comunque, a fare un conto anche approssimativo, quindici anni di seghe circa per 190 giorni l’anno...sono quasi tremila seghe. Bè, dài, pensavo di più.
Facciamo quattromila e che non se ne parli più.
Che poi non ho mai sopportato i maschi che non ammettono di farsi le seghe. Gli deve sembrare di cadere come in basso, di dichiarare la propria sconfitta. Sempre con questa mania della competizione. Il tipo peggiore di essere umano maschio, si sa, è quello che sotto la doccia con gli altri dice, con aria superiore: “Sega? Io no...io non mi sono mai fatto una sega....so neanche come si fa, io”.
Ecco, da un tale tipo di essere umano potreste aspettarvi di tutto, anche i crimini più efferati. Scappate subito se lo incontrate. Denunciatelo alla polizia.
Comunque, si diceva. Sì, che sono anni e anni e anni che prendiamo in mano il nostro martelletto, che ci lustriamo il peperone, che ci strozziamo il nano. Una dura esperienza maturata sul campo, con prove difficili e con tecniche affinate negli anni fino a raggiungere livelli di perfezione impeccabili. Cronometro alla mano, un ragazzo di corporatura sana sui 25/30 anni opportunamente stimolato può arrivare al dunque anche in 15-20 secondi netti. Ebbene sì. Anche qui sarebbe da aprire un capitoletto a parte, un bel paragrafo su quelli che sono i tempi diversi nel sesso tra uomini e donne, ma per tutto ciò vi rimando a uno dei punti successivi.
Ora, la donna come fa a competere con tutta l’esperienza accumulata sul campo? Come fa a dare un piacere anche solo simile a quello che il maschio sa procurarsi da solo? Infatti non può. Però, lei, è inutile, si ostina. Insiste. Deve dargli piacere. Diventa una specie di missione, fare piazza pulita di tutto ciò che è passato prima di lei, lei deve essere il punto di non ritorno, il momento da cui non esisteranno più altre donne, non esisteranno più seghe o toccatine furtive mentre passa la pubblicità dei reggiseni. Non esisterà più anche solo desiderare qualcos’altro. Lei sarà ciò che porrà fine una volta per sempre all’oscuro periodo della giovinezza farfallona e degli strascichi masturbatori dell’adolescenza.
Illuse.
Nessuno vi chiede di darci più piacere, con una mano, di quello che ci diamo noi da soli. Non è per una rinuncia a priori, semplicemente è evidente che è impossibile. Infatti il bello, tutto il bello dell’avere una mano altrui sul proprio pisello, diciamolo, è proprio in quel contatto, in quel brivido che scorre su tutta la zona addominale, e il freddo dei polpastrelli sul caldo della pelle morbida del prepuzio (le mani delle donne sono sempre fredde: perché?).
Ma è inutile: loro non si rassegnano. Si intestardiscono, perché anche se noi abbozziamo dei fintissimi ooooh di eccitazione, loro, che sono sensibili un milione di volte più di noi, lo capiscono benissimo che ancora non ci siamo, che non stiamo provando quel tipo di piacere. E allora giù, ancora più forte, ignorando il più delle volte uno dei Principi Fondamentali della Masturbazione e del Sesso in Generale, quello per cui Madre Natura ha fatto sì che l’organo sessuale femminile producesse, durante l’atto, quel liquido dall’odore inconfondibile che, contro ogni logica dell’olfatto, a noi maschi tanto piace. Parlo ovviamente della lubrificazione. Che valga un po’ per tutte le donne:

Sfregare su e giù il pisello per un quarto d’ora senza bagnarlo in nessun modo FA MALE.

Fa molto male. Perché la pelle secca tende ad attaccarsi e fare su e giù diventa un po’ come toglierci e metterci dello scotch da pacchi...insomma non sto a spiegarvi. Sappiate solo che fa male.
Se proprio volete insistere, insomma, bagnatevi le dita. Bagnate lui. O entrambi, come volete. Basta che bagnate.
Beh, magari ocme premessa a questo discorso ci stava anche un bel: "può essere che sia stato così sfigato da averle beccate tutte io".
Comunque, arrivati a questo punto, eccoci di fronte al nodo cruciale della differenza tra uomini e donne per quel che riguarda la masturbazione. Il fatto è che, è logico, non si può pensare di dare lo stesso tipo di piacere che l’altro è bravissimo a procurarsi da solo. Vale sia per gli uomini che per le donne. La differenza sta in un fatto molto semplice. Gli uomini manco se ne accorgono, pensano di essere dei bravissimi “toccatori” perché interpretano i vari ooooh che sentono uscire dalla bocca di lei come dei “Sì che bravo, tu sì che mi fai godere come nessuno prima mai!”, e poi vanno al dunque, considerando anche questa, come tutte le fasi che non siano mera penetrazione pisello/vagina dei preliminari obbligatori, dei passaggi obbligati che, a quanto pare, tocca attraversare, ma dei quali faremmo quasi tutti volentieri a meno.
Le donne no.
Loro, che, come dicevo, sanno bene che cosa significano quegli oooh (“Sì ok mi stai toccando il pisello ma non siamo neanche lontanamente prossimi al piacere che potrei provare io da solo”), e la prendono male. Eh già. Piccolo colpo al loro orgoglio. E seguono alcune fasi ben distinte di reazione:
1) Fase “sbattere la testa sul muro”: la fase, la abbiamo già vista, in cui insistono. Quella in cui trasformano il povero nanetto in un peperoncino tutto rosso sul quale si divertono a staccare e riattaccare scotch da pacchi (sempre più violentemente).
2) Fase interrogativa: la fase in cui ti chiedono. Si sono accorte che così magari non funziona, e allora, sempre più illuse, investigano con discrezione su come lui vorrebbe essere toccato, per provare più piacere. Con delicatezza e gentilezza quasi commoventi, prendono la mano di lui per fare loro vedere un esempio pratico, su come dovrebbero fare. Lui, molto pazientemente, acconsente, ben conscio dentro di sè che questo sarà solo un vano tentativo, e, che è anche peggio, un ulteriore ritardo sul suo personale tabellino di marcia. È anche un po’ spaventato sulle sorti del suo piccolo amico, già in evidente stato di rossore molesto. Poi, quando ormai risulta del tutto evidente che non ce n’è, che non se ne cava un briciolo di piacere, passano alla terza e ultima fase, quella più micidiale,
3) La fase in cui si chiedono. Si chiedono di chi è la colpa. Dove è stato l’errore. Ovviamente, il pensiero che ci sia una insufficienza di conoscenze da parte loro, una normale e indiscutibile mancanza di base che nessuno di noi si sognerebbe neanche di chiamare “colpa”, le sfiora solo per qualche frazione di secondo. Altri pensieri ben più intricati soppiantano questo, che ha il difetto di essere troppo semplice: ma no, si dicono, è colpa sua, è lui che non si lascia andare, è lui che non mi permette di dargli piacere, è lui che non si apre del tutto con me. È lui che si barrica dietro una cortina di durezza e orgoglio, per non abbandonarsi del tutto facendo così scoprire i suoi punti deboli.
E stronzate del genere.
Siamo troppo diversi.
Poi c’è anche da dire che la masturbazione reciproca, essendo per sua dinamica stessa un atto in cui uno viene dall’altro, in cui sono in gioco i concetti di attività e passività, mentre per l’uomo – che, possiamo menarcela quanto vogliamo, è pur sempre colui che ha un ruolo attivo in queste cose – è abbastanza normale, in qualche modo richiesto; per la donna, che invece si trova più a suo agio nella passività, è più un optional, una specie di regalo da parte sua, una concessione che ti fa.
Certo, può anche essere che sia stato così sfigato da averle beccate tutte io.
Comunque, il fatto che gli indici di gradimento difficilmente vadano alle stelle con una sega da parte della donna, molte di loro hanno la tendenza a fare un pensiero del genere: “Ecco, ti faccio questo regalo, e questo è il tuo modo di ringraziarmi”.
Più o meno, insomma, che è di nuovo colpa sua. Sua di lui.
Credo tutto ciò dipenda in modo diretto da un tipo di comportamento strano che hanno le donne nei confronti di reazioni di, come dire, respinta da parte degli uomini.
Voglio dire: quelle (rare) volte in cui una donna mette a completa disposizione le sue grazie a un maschio libero il quale, per motivi che possono essere i più vari, la rifiuta. Quando lei gliela darebbe anche, ma lui non ne vuole sapere, per capirci.
E qui passiamo a un altro punto dolente.

[to be continued]

lunedì

Non proprio al primo appuntamento, ma al primo appuntamento serio, si dovrebbe fare questo discorso alla ragazza con cui si sta uscendo

“1. Non voglio che cominciamo a chiamarci ogni giorno. Non è per cattiveria, ma so già che verrà quel giorno in cui non avrò un cavolo di niente da raccontarti, e non voglio proprio che tu allora pensi che non ho più niente da raccontarti.
Chiamiamoci quando dobbiamo dirci qualcosa e vedrai che andrà tutto bene.
2. Non mi piace che mi si faccia per più di una volta per vestito indossato la domanda “Come sto?”.
3. Non sono per niente bravo nel mettermi a pensare e quindi a suggerire cosa regalare ai genitori delle persone che con aria preoccupata mi dicono “Non so cosa regalare ai miei per Natale...”.
4. Non intendo avere alcun colloquio e/o rapporto umano per i primi 60 minuti di veglia alla mattina dei giorni lavorativi. Nei giorni non-lavorativi questo non vale, ma non è ammissibile che lo stato di veglia arrivi prima delle ore 10 AM.
5. Non credo nelle seguenti festività comandate: S. Valentino e Festa della Donna.
6. Come ballerino oscillo fra le categorie del “ridicolo” e dell’”orrido”.
7. Non mi piace dover essere sempre io a decidere cosa fare stasera, o in quale ristorante andare a mangiare.
8. Non mi piace il cibo totalmente privo di grassi, nè sono d’accordo sulle diete per solidarietà.
9. Spesso faccio battute totalmente demenziali che possono risultare in un certo qual modo offensive dell’intelligenza e della sensibilità delle persone, senza peraltro esimermi dal riderne copiosamente e rumorosamente.
10. Non credo nei rapporti che resistano senza sesso per più di un mese, a meno che non si verifichino imponenti calamità naturali o impedimenti di grado inferiore alla paralisi totale del corpo di entrambi.
11. Quando sono in compagnia dei miei amici spesso il mio comportamento può sembrare un po’ strano e la mia persona tendere a un sostanziale abbruttimento, cosa della quale comunque non mi vergogno in alcun modo, anzi ne vado, contro ogni logica, particolarmente fiero.
12. Non credo nelle coppie che lasciano la serratura della porta del bagno aperta. Non credo in nessun modo che questo sia un segno di vicinanza e di intimità, anzi, sono fermamente convinto nella latente morbosità di quelle coppie.
13. Non mi piacciono tutte quelle situazioni mondane in cui la percentuale di falsità e convenevoli superi il 49% delle parole pronunciate.
14. Non mi ritengo fra quelli che considerano una cosa fantastica che una ragazza si insalivi la punta delle dita e ti strofini via dalla guancia una macchia o un alone. Non sono neanche un fan delle ragazze che quando vanno in bagno ti lasciano borsetta, cappotto e soprabito da tenere, col risultato che poi il primo passante ci aggiunga qualcos’altro scambiandoti per un attaccapanni.
15. A volte, è bene che tu lo sappia, mi capita di fare dei rumori, che sovente sono seguiti da degli odori. Io cercherò di evitarli in tutti i modi, ma so già che ci saranno quelle volte in cui proprio non mi riuscirà. A volte capiterà poi che tali odori non siano preceduti da alcun rumore.
16. Rischio di apparire terribilmente “non partecipativo” quando mi si chiede l’opinione su questo o quel vestito da sposa in esposizione in vetrina.
17. Mi piace il calcio, non in modo eccessivo, non a livelli di ossessione costante, ma mi piace, per cui potrà succedere che arrivi un secco “No” come risposta, quando mi si chiederà di andare a cena dai tuoi il giorno della finale di Champions.
18. Recepisco con un certo fastidio ogni commento sulla mia guida, a meno che non contenga le parole “Grande”, “Bravissimo” e “Espertissimo”.
19. Posso anche sfociare nella vera e propria incazzatura quando viene messa in dubbio la mia capacità di risolvere questo o quel problema tecnico con termosifoni, lavatrici, lettori dvd e compagnia bella.
20. Ho bisogno dei miei momenti di solitudine, per leggere, scrivere, o anche semplicemente pensare, nei quali preferisco non essere chiamato in causa per esprimere il mio parere sull’ultima scappatella di questo o quel vip.
21. A volte guardo i film porno: non per una nascosta sensibilità artistica dei medesimi, nè per una mia curiosità innocua, semplicemente per farmi una sega e non stare più di 3 minuti col cazzo in mano. Ne dedurrai che potrà succedere – io prenderò tutte le precauzioni necessarie affinché non succeda – ma potrà succedere che nell’arco della nostra vita amorosa insieme tu mi sorprenda nella tutt’altro che equivoca posizione dell’uomo mezzo nudo con le braghe calate, il pisello duro in mano e il fiato in affanno.
22. Questa cosa non deve peraltro essere vista in nessun modo come un evidente segno che la nostra intesa sessuale è in crisi e che preferisco rivolgermi ad altre fantasie piuttosto che a te in persona. È una pura e semplice, forse difficile da comprendere per una donna, ma una pura e semplice necessità biologica, che a volte non si può – o non si ritiene di dover – espletare con la propria ragazza, in quanto in questo caso sarebbero richiesti tutta una serie di pre-liminari e di post-liminari di cui non ci sembra di essere in grado di sobbarcare.
23. Questo per dirti che continuerò a farmi seghe anche dopo che ci saremo messi insieme. Ti dirò di più: credo proprio che nel primo periodo in cui ci vedremo me ne farò di più, poiché sarà il mio corpo stesso a chiedermelo e avrò a disposizione un bel po’ di materiale immaginativo in più (cioè il sesso con te).
24. Va da sè che so benissimo che, a volte, non sempre, ma a volte, quando farè sesso con te, ricorrerò a pensieri e immagini che ben poco avranno a che fare con la tua persona. È bene che tu lo sappia fin da subito, che questo non sarà perché non mi piaci più, ma solo perché ho bisogno di quell’ultima spintina per venire, e un salto in pensieri proibiti è da che mondo e mondo la migliore “spintina” in questi casi.
25. Dato che lo so, non mi dà fastidio se fai anche tu lo stesso. Davvero, dico sul serio.
26. Magari, se riesci, cerca di non urlare, a un certo punto “Sììììì, mandria di stalloni arrapati, scopatemi fino a spaccarmi in dueeee!”
Poi.
27. Non faccio molti regali, ma quando li faccio sono solitamente lontani dal momento in cui uno se li aspetterebbe, per cui non è da considerarsi assolutamente mancanza di affetto o avvisaglia di una crisi incipiente se la sera del compleanno mi presento con un phon comprato due minuti prima dell’orario di chiusura con allegato un bigliettino con su scritto “Tanti auguri amore mio”.
28. È invece da considerarsi mancanza di affetto e avvisaglia di una crisi incipiente se, la sera del tuo compleanno, non mi presento affatto a casa perché mi trovo in compagnia di alcune donne con nomi esotici in qualche locale per soli uomini.
29. Parlo da solo allo specchio, a volte, profondendomi in complimenti sull’assoluta perfezione dei miei tratti somatici e sull’irresistibilità del mio sguardo.
30. Non mi piace invece dover chiedere a quello seduto in parte a me al cinema di raccontarmi che cosa è successo nel primo quarto d’ora del film. Non posso dirmi nemmeno un amante incondizionato delle richieste di pop-corn che arrivano dopo l’intervallo tra il primo e il secondo tempo.
31. I concetti di “caldo” e di “freddo” sono soggettivi e lo so: ma metto fra le mie poche certezze oggettive che oltre i 30°C sia “caldo” e non sia più “freddo”, e che quindi il riscaldamento possa ragionevolmente essere spento.
32. Non credo invece che si possa considerare oggettivamente “romantico” chiamarmi in pubblico “pucci pucci”, o “cucciolotto”, o “amorino”, o “pisellino”. Tutto ciò, anzi, potrà provocare un improvviso turbamento nel mio umore, nonchè una mia istantanea considerazione dell’ipotesi, non dirò di chiudere la relazione, ma senz’altro di non farmi più vedere in pubblico con te.
33. A letto penso sia bello ed eccitante lasciarsi andare, e fare anche cose che nei momenti di razionalità si reputerebbero in maniera senz’altro negativa. Per questo motivo, sempre nel rispetto reciproco, succederà che avanzerò delle richieste che, a tutta prima, potranno essere viste come “sconvenienti” o “volgari”. Non sono il tipo d’uomo che se la prende a male se tali richieste sono respinte, certo è però che, e questo posso dirlo senza troppe remore, se ti rifiuti categoricamente di fare pompini è molto probabile che il nostro futuro insieme non sarà dei più lunghi.
34. In genere cerco di sforzarmi il più possibile per capire quali sono i sentimenti e le intenzioni della persona con cui sto, ma considero un bell’aiuto se quando vuoi dirmi “Sì” mi dici “Sì”, e quando vuoi dirmi “No” mi dici “No”.
35. Capiterà che io guardi le altre donne. Non sfacciatamente, nè maleducatamente, ma capiterà che le guardi in tua presenza. In tua assenza, è bene che tu lo sappia, questo fenomeno si manifesterà ancora più frequentemente, e forse anche con un grado maggiore di spudoratezza. Questo non significherà in nessun modo che ci vorrò andare a letto seduta stante, nè che non proverò più alcuna attrazione per te. Le guarderò, ma dopo due secondi mi sarò già dimenticato di loro.
36. Non sono geloso. So che viene generalmente considerato importante che l’uomo dimostri gelosia nei confronti della propria donna, e che molto spesso viene chiamato a difendere l’onore di lei anche se questa è stata guardata solo di sfuggita da qualcuno cinque tavoli più in là, ma io non sono geloso e non so che posso farci. Penso che sia, più che un segno di amore, un terribile segno di insicurezza, incazzarsi se qualcuno guarda la tua ragazza. Anche se qualcuno ci prova con la tua ragazza.
37. È chiaro che se sei tu a provarci con un altro, allora le carte in tavola cambiano. Lì forse la mia gelosia potrebbe avere qualche spiraglio per farsi viva. Te ne potresti accorgere dal fatto che sono tre mesi che non hai più mie notizie.
38. A volte, non spesso, ma a volte dico balle. Non quel tipo di balle della serie “Bugie-Per-Fare-Del-Bene”, o “Bugie-Per-Nascondere-Verità-Dolorose”, no: balle vere e proprie, gratuite, inutili. Un po’ su tutti gli argomenti. Quantità di birre bevute la sera precedente, effettiva attuale localizzazione di certe banconote che non sarebbero mai e poi mai dovute finire nelle tasche di quel tal rivenditore di hi-fi, cose così.
39. Gli argomenti su cui invece non dico balle, e te lo posso assicurare, sono “Io e le mie ex”, “Relazioni extra-te” e “Il tuo modo di cucinare”. Sì, insomma, se un piatto che prepari non mi piace, non sono così scemo da darti adito di riprepararmelo.
40. Per il resto, se ti faccio le corna, o se continuo a spedire messaggini porno a qualche mia ex, non sono così scemo da continuare a stare con te.
Almeno, spero.
Poi.
41. Mi piace mangiare schifezze, come ad esempio hamburger con dosi extra di cipolla, o gelato in vaschetta con dentro m&m’s seduto sul divano, davanti alla tv. Mi piace ancora di più se lì vicino c’è una ragazza che condivide questa mia passione.
42. Non mi piace invece che, quando guardiamo un film, chi lo guarda con me se ne esca ogni tre secondi con interruzioni o domande o commenti che non siano pertinenti, e che mi facciano perdere il filo per dover arruolare il quantitativo di neuroni sufficiente a rispondere. Devi sapere che sono un maschio e che riesco, ahimè, a fare solo una cosa per volta. O guardare il film, o parlare. Quando mi trovo costretto a portarti al cinema per riuscire a seguire come si deve la trama dei film, vuol dire che siamo giunti a un punto molto ma molto vicino alla rottura definitiva.
Se noti che ultimamente stiamo andando spessissimo al cinema, quindi, è bene che cominci a farti un po’ di domande.
43. Se invece noti che ultimamente ho smesso di dirti cose dolci e di coccolarti, non è il caso di fare allarmismi: ho potuto infatti costatare che in questi casi è piuttosto vaga l’idea che una ragazza ha della parola “ultimamente”. A volte rientra nel termine anche “da ieri”, o “da quasi di due ore”.
44. Sempre che “ultimamente” non corrisponda a “da sei mesi buoni”, ovviamente. Lì forse hai qualche diritto di cominciare a preoccuparti.
45. Passo molto tempo seduto sulla tazza a leggere e mi piace.
46. Non sono quel tipo di uomo che se ne strafrega delle pulize domestiche e che è capace di aspettare che sia l’immondizia a chiedergli, per favore, di portarla fuori. Però voglio che tu sappia che non sono disposto a indossare quella pattine di stoffa solo per proteggere il pavimento. Che non ho intenzione di pulire le finestre ogni fine settimana. E che non considero “igienico”, ma segno di un qualche disturbo nevrotico, stare lì a passare il disinfattante sopra ogni sorta di impurità osi varcare la soglia di casa.
47. Sono un grande fautore degli hobby. È giusto che ognuno di noi ne abbia, ed è anche giusto che in questi ci si possa ritagliare uno spazio tutto per sè. Detto questo, non credo che la mia resistenza possa mai superare i 10 minuti in caso di hobby come: suonare la batteria in casa; dipingere oggetti di mobilio appartenuti alla mia famiglia da generazioni; collezionare preservativi usati; convocare circoli di auto e mutuo aiuto contro la cellulite.
48. Ci sono alcune domande che sarebbe bene tu ti faccia, al mattino, quando per caso noti una mia non proprio entusiasta partecipazione agli sbaciucchiamenti del risveglio, prima di saltare direttamente a conclusioni tragiche del tipo “Oddioormainonmiamapiù” o “Unavoltaeramoltopiùaffettuoso”, e quelle domande sono: “Quali effetti produce la stagnazione della saliva sull’alito delle persone? È considerabile sensuale o quantomeno tenero il rivolo di bava che cola dal lato destro della bocca di una ragazza? L’odore che esce dalle coperte dopo la traspirazione dei corpi di due esseri umani invoglia allo scambio di effusioni o piuttosto è un fattore repellente?”
49. Ecco, visto che ci siamo, sappi che spesso, al mattino, una parte di me si impossesserà della maggior parte dell mie facoltà mentali e, odori malsani a parte, vorrà a tutti i costi congiungersi carnalmente con te, a discapito delle difficoltà logistiche e dei rischi per quel che riguarda le giunture muscolari, per cui è bene che già da ora tu ti prepari a sorbirti una miriade di toccamenti e palpeggiamenti e soprattutto una serie di massaggi stile “terapia d’urto” sul tuo fondoschiena.

50. Da ultimo, vorrei dirti che ci sono sempre un sacco di motivi per cui un uomo può lasciare una donna, ma che tutti si riducono alla fine a uno solo che nessun uomo ti verrà mai a confessare: il-sesso-è-diventato-una-palla: quindi fai tu, più tardi riuscirai a far sì che si realizzi questa funesta circostanza, più a lungo durerà il nostro tenero, dolce e romantico amore.